Osteopatia Pediatrica: facciamo chiarezza_ a cura di Valeria Petrone

Abbiamo chiesto alla nostra Osteopata di fare un pó di chiarezza sul ruolo dell'Osteopatia soprattutto in ambito pediatrico. Di seguito l'articolo a cura della dott.ssa Valeria Petrone

Negli ultimi anni si sente parlare sempre più spesso di osteopatia pediatrica, ovvero la branca dell’osteopatia dedicata all’infanzia. Nonostante siano sempre più numerose le famiglie che si rivolgono a professionisti come me — su consiglio di altri specialisti o per iniziativa personale — restano ancora molti dubbi su che cosa faccia esattamente l’osteopatia pediatrica, su quando sia il momento giusto per un primo controllo dopo la nascita e su quali problematiche possa effettivamente intervenire.
Proviamo quindi a fare un po' di chiarezza su un mondo, quello dei bambini, che è sicuramente molto più sfaccettato e delicato rispetto a quello degli adulti.
L’età pediatrica comprende i primi 14 anni di vita. In questo lungo percorso di crescita, l’osteopatia pediatrica agisce attraverso manipolazioni dolci e mirate, aiutando il corpo del bambino a correggere o prevenire disfunzioni muscolo-fasciali che potrebbero ostacolare il suo sviluppo. L’obiettivo non è quello di “curare una malattia”, ma di favorire la naturale capacità di autoregolazione del corpo, accompagnando il bambino verso un equilibrio armonioso e funzionale. Capisco che questa definizione possa sembrare astratta, soprattutto per chi si affaccia per la prima volta a questo mondo. Per renderla più concreta, proviamo a immaginare qualcosa che riguarda anche noi adulti: pensate a quando avete un forte dolore cervicale che vi impedisce di ruotare liberamente il collo. Per proteggerci dal dolore iniziamo istintivamente a irrigidire il collo e la parte alta della schiena, creando un blocco tra testa e dorso. Così, invece di muovere solo il collo, ruotiamo anche il dorso e le spalle per riuscire comunque a girarci, seppur con movimenti limitati. Per compensare ulteriormente, magari aumentiamo anche i movimenti laterali degli occhi, pur di mantenere una buona visione. Ma questa strategia, nel tempo, può portare a nuovi fastidi come mal di testa, rigidità muscolare, ipersensibilità alla luce, nausea, e in alcuni casi anche vomito. Questo esempio ci aiuta a capire due cose importanti: la prima è che una disfunzione muscolo- fasciale nasce quando il normale equilibrio delle tensioni nel nostro corpo si altera. Per mantenere comunque le funzioni, il corpo crea delle strategie alternative che però non sono fisiologiche, richiedendo sforzi aggiuntivi e creando squilibri nel corpo.
La seconda è che il campo di intervento dell’osteopatia non riguarda la malattia, ma la funzione: non curiamo patologie, bensì accompagniamo il corpo a recuperare la sua naturale armonia di movimento e relazione con l’ambiente intervenendo sulle strategie alterntive che il corpo va a ricercare.

Ciò che accade a noi adulti accade anche ai bambini, con una differenza importante: loro stanno crescendo e costruendo la loro struttura, movimento dopo movimento, esperienza dopo esperienza. Il loro corpo si muove nel mondo per esplorarlo e integrarlo, sviluppando capacità sempre nuove.
Se però queste alterazioni funzionali persistono nel tempo e non si risolvono spontaneamente, il bambino inizierà a crescere adattandosi a uno schema alterato. Questo schema gli permetterà comunque di raggiungere i suoi obiettivi di crescita, ma in modo meno efficiente e più faticoso, con possibili ripercussioni sul benessere generale.


Ma da cosa può derivare, in un bambino, un'alterazione muscolo-fasciale?
Le cause possono iniziare già prima della nascita. Una posizione particolare in utero, uno spazio limitato o delle compressioni possono creare tensioni nei tessuti ancora in formazione. Anche il parto, che è un evento fisicamente molto intenso, può lasciare delle tracce: un travaglio troppo lungo o troppo veloce, l’uso di strumenti come la ventosa o il forcipe, oppure un parto cesareo, possono sottoporre il corpo del neonato a forze che influenzano il suo equilibrio.


Dopo la nascita il bambino continua a esplorare il mondo attraverso il movimento. Eventuali difficoltà nelle tappe motorie fondamentali — come il rotolarsi, il gattonare, il camminare — oppure piccoli traumi o posture scorrette mantenute nel tempo, possono contribuire a creare e consolidare schemi non fisiologici.
Se questi schemi non vengono riconosciuti e accompagnati verso una risoluzione, tenderanno a diventare parte integrante dello sviluppo motorio del bambino, condizionandone l’equilibrio posturale, la qualità del movimento e il modo stesso in cui si relaziona con l’ambiente.
Se ci pensate, anche attività come la scrittura, la lettura o l’espressione verbale sono atti motori. Pur coinvolgendo competenze cognitive, la loro realizzazione dipende comunque da un corpo libero di muoversi in modo equilibrato.


Quindi, quali comportamenti, posture o difficoltà nei bambini dovrebbero farci riflettere sull’opportunità di una valutazione osteopatica?
Entriamo qui in un ambito molto ampio, che abbraccia situazioni diverse a seconda dell’età del bambino e delle sue specifiche esigenze.
Partiamo dalla fascia d’età che va dalla nascita ai due anni: questo rappresenta un periodo ricco di cambiamenti, in cui lo sviluppo motorio avanza per tappe precise e concatenate. Ogni nuova acquisizione — come il controllo del capo, il rotolamento, il sedersi, il gattonare, fino ad arrivare alla stazione eretta e ai primi passi — si basa sulla piena integrazione di quella precedente. In questa fase, al di là che ci sia un problema evidente o un sintomo conclamato, molte famiglie scelgono di rivolgersi a un osteopata pediatrico proprio per accompagnare e monitorare questo percorso di crescita, assicurandosi che non ci siano piccoli compensi o rigidità che, pur non essendo patologici, possano interferire con la naturale fluidità dello sviluppo motorio. In questo caso l’osteopatia può rappresentare un valido supporto anche nel caso in cui alcuni passaggi dello sviluppo sembrino più lenti, faticosi o saltati del tutto. Intervenire precocemente può aiutare il bambino a recuperare armonia nel movimento, evitando che quegli schemi adattivi diventino abitudinari e si consolidino nel tempo.

Oltre al sostegno nello sviluppo motorio, ci sono poi manifestazioni più evidenti che possono trarre beneficio dalla valutazione e dal trattamento osteopatico nei primi anni di vita. Tra queste rientrano, ad esempio, le difficoltà nell’allattamento, le asimmetrie craniche come la plagiocefalia, i disturbi del sonno, l’irrequietezza, la stitichezza, il reflusso gastroesofageo o le coliche ricorrenti.
In situazioni di questo tipo l’osteopatia lavora sulla componente funzionale che può contribuire a mantenere o accentuare questi disagi. A volte si tratta di condizioni legate all’immaturità del sistema, a transizioni fisiologiche tipiche della crescita o, ancora, a piccoli adattamenti strutturali avvenuti in gravidanza o durante il parto. Naturalmente, l’intervento sarà sempre personalizzato e integrato con le informazioni che i genitori porteranno riguardo allo stato di salute e al percorso di sviluppo del bambino. Solo così sarà possibile comprendere se si tratta di una condizione funzionale che può rientrare nel campo d’azione dell’osteopatia, oppure se è necessario rivolgersi ad altri specialisti.
Infine — ma non certo per importanza — ci sono anche i bambini un po’ più grandi, quelli che iniziano il percorso di scolarizzazione.

Parliamo della fascia d’età dai 6 anni in su, una fase in cui, pur non essendo più neonati o piccoli esploratori, restano corpi in pieno sviluppo, ancora estremamente sensibili sul piano funzionale. Con l’ingresso a scuola, le richieste a cui sono sottoposti cambiano profondamente: da una parte inizia l’aquisizione di abilità più fini come la scrittura, la lettura, la coordinazione oculo-manuale; dall’altra aumenta il tempo passato seduti, spesso in posture mantenute a lungo e non sempre corrette. In parallelo iniziano le prime attività sportive strutturate, l’uso di apparecchi ortodontici o degli occhiali: tutti passaggi naturali nel percorso di crescita, che però — quando si sommano — possono generare un carico di tensioni sul corpo del bambino.In questi casi un supporto osteopatico può favorire un'integrazione più armoniosa di questi cambiamenti, rilasciando le tensioni accumulate e mantenendo l’equilibrio funzionale. Anche se bambini di questa età hanno la capacità di comunicare fastidi o disagi in modo più diretto rispetto a un neonato, non sempre sono consapevoli dei piccoli adattamenti che il corpo mette in atto per “compensare”. In questa fase, il sistema muscolo-fasciale può ancora trovarsi in una condizione di vulnerabilità: se l’equilibrio delle fisiologiche tensioni si altera, il corpo risponderà con schemi di adattamento che, nel tempo, potrebbero compromettere quell’armonia posturale e funzionale che continuiamo a cercare di preservare.

Sperando di aver fatto un pó di chiarezza sul ruolo dell’osteopata pediatrico, il quale non si propone come risolutore universale, ma con uno sguardo rivolto al bambino nel suo percorso di crescita lungo le diverse tappe.

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